Notiziario n. 118 del 6 novembre 2025
DDL Bilancio 2026 all’esame del Senato
Le proposte della CSE per modificarne gli aspetti penalizzanti e migliorare quelli insufficienti
Il testo adottato nel Consiglio dei Ministri lo scorso 18 ottobre ha aperto di fatto il percorso che, dopo la bollinatura da parte della Ragioneria Generale e l’imminente esame del Parlamento, porterà alla definizione della legge di bilancio per l’anno 2026.
Il DDL approvato dal C.d.M. si compone di 154 articoli, è stato messo a punto sulla base del quadro attuale di finanza pubblica, ed è in linea con il nuovo patto di stabilità europeo.
L’entità della manovra è complessivamente pari a 18,7 mld di €, oltre 2 mld in più di quanto originariamente previsto, parte dei quali arriverà da tagli di spesa ai Ministeri sulla base delle risorse stanziate e non utilizzate nell’anno precedente e dalla nuova rimodulazione del PNRR, e per il resto da maggiori entrate, in primo luogo da Banche e Assicurazioni per circa 4,4 mld € nel 2026 (11 mld nel triennio).
Tra le misure più importanti contenute nel DDL, vanno citate:
- il taglio dell’IRPEF per il c.d. ceto medio (aliquota dal 35 al 33 % per la fascia di reddito 28-50mila), con uno sconto massimo di 440 € annui, e sterilizzazione dopo i 200mila € di reddito;
- interessi passivi deducibili solo al 96% del loro ammontare per il periodo d’imposta successivo al 31.12.2025;
- la rottamazione (la quinta) delle cartelle esattoriali emesse a tutto il 2023, con rateazione fino a 9 anni; prevista anche una rottamazione (con zero interessi e sanzioni) per i Comuni in ordine a tributi locali non pagati;
- rifinanziamento del fondo sanità con 2,4 mld di €, con risorse destinate al trattamento economico di medici e infermieri e a 7.000 nuove assunzioni, ma anche ai privati convenzionati e all’industria farmaceutica, che però appare sottodimensionato rispetto alle reali esigenze della nostra sanità pubblica; inoltre, è prevista l’integrazione nel SSN dei servizi resi dalle farmacie;
- modifica del calcolo dell’ISEE, con esclusione – ma solo per alcuni sussidi (tra questi: assegno unico, bonus nido e bonus bebè) – della prima casa fino a 91.500 di valore catastale;
- conferma bonus fiscali casa (50% ristrutturazioni prima casa) e sconti acquisto mobili/elettrodomestici);
- aumento bonus mamme con due figli portato nel 2026 da 40 a 60 € mensili, ma pagato in unica soluzione a dicembre;
- per il sostegno abitativo di genitori separati e divorziati istituzione Fondo 20 mln € con figli a carico;
- congedi parentali fruibili fino ai 14 anni dei figli, con aumento di due anni del limite oggi vigente (12 anni).
- rifinanziamento, tra altri, della carta “Dedicata a te” e finanziamento ad hoc destinato ai “centri estivi”;
- sensibile incremento delle spese per la Difesa, che arriveranno allo 0,15% del PIL nel 2026 e 2027;
- conferma aliquota al 21% sugli affitti brevi di immobili già dichiarati, oggetto di contratto di locazione senza intermediazione immobiliare o attraverso portali telematici, in caso diverso l’aliquota sale al 26%.
In materia di lavoro privato, il DDL contiene diverse misure: detassazione al 5% degli aumenti retributivi fissati dai CCNL firmati nel 2025 e 2026 fino a 28mila € di reddito; detassazione dall’attuale 5% all’1% dei premi di produttività maturati nel 2026 e 2027 fino a 5mila €; nell’anno 2026, flat tax del 15% sui turni notturni/festivi e di riposo infrasettimanale fino a max 1.500 € e fino al limite di redito fissato a € 40mila.
In materia di lavoro pubblico, al netto del personale del comparto Difesa e Sicurezza: prevista unicamente una flat tax al 15% per i compensi del trattamento economico accessorio, ma entro il limite di 800 € a beneficio di lavoratori con reddito annuo entro i 50mila €.
La differenza con il lavoro privato, appare ancora una volta ingiustificata, e dunque inaccettabile!
Il DDL prevede infine un fondo di 150 mln di € (50 nel 2026 e 100 nel 2027) destinato ai Comuni per lo sblocco del salario accessorio, e l’innalzamento della soglia di esenzione fiscale dei buoni pasto elettr. da 8 a 10€.
Così come l’operazione prevista per ridurre i tempi di liquidazione del TFR/TFS ai dipendenti pubblici, oggetto di un’incredibile penalizzazione che dura ormai da anni, censurata dalla Corte Costituzionale e su cui come CSE siamo impegnati con forza a modificarne gli aspetti in modo sostanziale, appare del tutto insufficiente.
Nel complesso, una manovra leggera, tutta impegnata a tenere il deficit sotto il 3% per poter uscire dalla procedura di infrazione comminataci dall’Europa, e per questo non potrà dare alla nostra economia la spinta di cui avrebbe bisogno, anche a fronte del peso dei dazi imposti da Trump. Cosa peraltro certificata dallo stesso DPFP, che prevede una bassa crescita del PIL nel 2026 (0,6%, solo lo 0,1% in più sul 2025), che conferma il trend di questi anni pur a fronte delle ingenti risorse venute in questi tre anni dal PNR.
Pur apprezzando il metodo seguito, che ha visto la convocazione preventiva delle parti sociali e l’inserimento nel testo del DDL di alcune delle richieste da noi formulate, segnaliamo come le proposte, pur interessanti – quali la detassazione del salario di produttività, confermata nel settore privato ed estesa ora anche al pubblico impiego come dalla CSE ripetutamente richiesto in questi anni, o la riduzione dell’aliquota IRPEF per i redditi fino a 50.000 euro – risultino decisamente troppo timide per l’entità delle misure adottate e, di conseguenza, contribuiscano ben poco alla crescita del potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati. Inspiegabile, peraltro, l’aumentata diversità di tassazione del salario tra dipendenti pubblici e privati. Permane inoltre la logica dei condoni fiscali che, lungi dal fare cassa come auspicato, hanno negli anni fornito un alibi a chi poteva permetterselo per eludere il fisco.
Positivo, invece, lo stanziamento per la contrattazione integrativa del personale delle Funzioni locali e la conferma delle somme destinate alla perequazione dei Fondi risorse decentrate delle Funzioni centrali.
Come CSE, allo stato, non possiamo dichiararci soddisfatti dei contenuti della legge di bilancio e abbiamo chiesto, in sede di iter parlamentare del DDL, significative modifiche e miglioramenti che vadano nella direzione delle richieste contenute nel documento consegnato al Governo nell’incontro di Palazzo Chigi del 10 ottobre, con particolare riferimento alla necessità di interventi più incisivi su pensioni, sanità e non autosufficienza, lotta alla povertà e sostegno ai caregiver.
Inoltre, in particolare:
In materia fiscale
- la sterilizzazione del fiscal drag che erode salari e pensioni;
- la defiscalizzazione della tredicesima mensilità per lavoratori dipendenti e pensionati;
- l’aumento della quota destinata alla detassazione del salario di produttività e prevedendola anche per gli incrementi derivanti dal rinnovo dei contratti nel pubblico impiego;
- l’eliminazione del tetto al valore dei buoni pasto (fissato a 7€ per il pubblico) per rendere efficace ed esigibile l’incremento a 10 euro della quota detassata.
In materia di pensioni
- la sterilizzazione dell’aumento dei requisiti pensionistici;
- la proroga di “Quota 103” e “Opzione donna”;
- l’adeguamento della perequazione per l’anno 2026;
- l’aumento delle pensioni minime;
- l’aggiornamento dell’elenco dei lavori riconosciuti come usuranti e gravosi;
- in materia di TFR/TFS dei dipendenti pubblici, il recepimento di quanto previsto nel disegno di legge bipartisan all’esame della Camera dei deputati.
In materia di lavoro pubblico, oltre agli interventi di natura fiscale e previdenziale sopra evidenziati:
- il superamento della norma che fissa al 2016 le risorse dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa;
- misure per rendere pienamente operativa l’area delle elevate professionalità;
- il rafforzamento di amministrazioni chiave – come il Ministero della Giustizia – attraverso la stabilizzazione del personale PNRR, l’adeguamento degli organici oggi insufficienti e l’incremento del FRD, attualmente sottodimensionato;
- il riconoscimento, come previsto per le altre Agenzie del comparto Funzioni centrali, di risorse da destinare ai Fondi della produttività dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, anche mediante l’utilizzo delle risorse già disponibili nei rispettivi bilanci;
- la stabilizzazione del personale con rapporto di lavoro a tempo determinato o precario;
- l’estensione al settore pubblico delle stesse regole previste per il privato in materia di defiscalizzazione di rinnovi CCNL e salario accessorio.
L’esito dell’iter parlamentare, e la qualità delle modifiche che saranno apportate, permetteranno di definire compiutamente il nostro giudizio sulla manovra 2026.
A cura della Confederazione CSE
