Notiziario n. 99 del 13 ottobre 2025
Legge di Bilancio 2026, incontro Governo e Parti sociali
Le proposte CSE per una manovra che non accresca le disuguaglianze e rafforzi il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, per una maggiore equità del carico fiscale
Fisco, pensioni, sanità e lavoro pubblico.
Sono questi i quattro temi che la CSE ha posto al centro del proprio intervento nell’incontro a Palazzo Chigi tra Governo e parti sociali sulla Legge di Bilancio, tenutosi lo scorso 10 ottobre.
All’incontro, presieduto dal Sottosegretario alla Presidenza Mantovano, erano presenti il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti, la Ministra del Lavoro Calderone, il Ministro dell’Istruzione Valditara, il Ministro per la Pubblica Amministrazione Zangrillo, il Viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentini, il Sottosegretario per il Sud Sbarra e, per il Ministero della Salute, il Capo di Gabinetto Mattei. Presenti anche Stefano Caldoro, Consigliere del Presidente del Consiglio per i rapporti con le parti sociali, il Capo di Gabinetto del Presidente del Consiglio Caputi, il Capo di Gabinetto del Sottosegretario Mantovano Guerzoni e il Vice Segretario Generale Saporito.
La CSE era rappresentata dal Segretario Generale, Marco Carlomagno, e dal Responsabile delle politiche contrattuali, Roberto Cefalo.
Si è trattato di un incontro che conferma la volontà dell’Esecutivo di confrontarsi con le parti sociali, e in particolare con tutte le confederazioni sindacali rappresentative del lavoro pubblico e privato, senza pregiudiziali di sorta.
La prossima manovra dovrebbe attestarsi su circa 16 miliardi di euro di spesa e, alla luce di una previsione di crescita del PIL pari allo 0,1%, non potrà imprimere una grande spinta all’economia. Ciononostante, come CSE abbiamo formulato proposte puntuali e linee di azione che, a nostro avviso, devono far parte della Legge di Bilancio 2026.
Fisco
Abbiamo ribadito un paradosso tutto italiano: oltre 100 miliardi di euro l’anno, “certificati”, tra evasione ed elusione fiscale costringono lavoratori dipendenti e pensionati a sostenere oltre l’80% del gettito. Chiediamo una vera lotta all’evasione e all’elusione, l’abbandono della strada dei condoni – che premia i furbi e penalizza gli onesti – e la prosecuzione decisa della detassazione del salario di produttività, degli straordinari, della tredicesima e degli incrementi derivanti dai rinnovi contrattuali.
Apprezziamo la proposta di elevare a 10 euro la soglia di detassazione dei buoni pasto; perché la misura sia efficace nel lavoro pubblico occorre, però, aumentare contestualmente anche il tetto massimo dei buoni, oggi limitato per legge a 7 euro.
Auspichiamo, infine, che sul fisco si lavori per una riforma organica in coerenza con i principi costituzionali di progressività ed equità.
Pensioni
Le misure ipotizzabili in manovra appaiono parziali e di carattere transitorio, in attesa di una riforma complessiva. L’eventuale aumento di tre mesi dell’età pensionabile e dei requisiti contributivi per l’anticipo, secondo le ultime notizie, aggraverebbe ulteriormente le condizioni di uscita dal lavoro, proseguendo una tendenza già in atto negli ultimi anni: su questo siamo fortemente contrari.
L’utilizzo del TFR accantonato per compensare la mancata contribuzione non garantisce un’adeguata flessibilità in uscita.
In sintesi, la combinazione tra scarsa flessibilità delle uscite, minore tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere e la vergogna del trattenimento indebito del TFS dei lavoratori pubblici configura – se tutte queste scelte fossero confermate – una proposta per noi del tutto inaccettabile.
Sanità
Abbiamo chiesto maggiori risorse e un miglior utilizzo di quelle disponibili; la valorizzazione dei professionisti socio-sanitari; il rafforzamento dell’offerta pubblica per ridurre il ricorso al privato; l’innalzamento della soglia di esenzione dal ticket per reddito familiare, ferma da vent’anni a 36.000 euro lordi annui.
Lavoro pubblico
Pur apprezzando gli stanziamenti per i rinnovi contrattuali 2025–2027, chiediamo di predisporre contestualmente tutti gli atti necessari per l’avvio delle trattative in ARAN, a partire dai settori che hanno già concluso la tornata 2022–2024.
Occorre intervenire da subito su vari profili per assicurare rinnovi contrattuali adeguati: detassazione del salario accessorio, degli straordinari, delle tredicesime e dei benefici connessi ai rinnovi; superamento dei tetti 2016 dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa; misure per rendere pienamente esigibile l’area delle elevate professionalità; rafforzamento di amministrazioni chiave – come il Ministero della Giustizia – attraverso la stabilizzazione del personale PNRR, l’adeguamento di organici oggi insufficienti e l’incremento del FRD, attualmente sottodimensionato.
Misure immediate devono riguardare anche l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, interessate da una riforma attesa da anni e ora in attuazione, che senza risorse aggiuntive dedicate al riconoscimento delle nuove posizioni organizzative e di responsabilità non potrà risultare davvero efficace e funzionale.
Va proseguito, inoltre, il percorso di ripresa delle politiche assunzionali, che deve interessare tutte le amministrazioni, da tempo alle prese con gravi e strutturali carenze di organico.
Le repliche del Governo
Nel corso delle repliche, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti, rispondendo al nostro intervento, ha confermato l’impegno del Governo a individuare in tempi rapidi soluzioni adeguate per superare il pagamento differito del TFS dei dipendenti pubblici, già censurato dalla Corte Costituzionale e oggetto, in questi mesi, di una forte iniziativa della CSE – insieme ad altre Confederazioni – che ha coinvolto anche i due rami del Parlamento. È attualmente in discussione un disegno di legge (DDL) sostenuto da parlamentari sia di maggioranza sia di opposizione.
Sulla possibile nuova “rottamazione” delle cartelle, il Ministro ha precisato che, “se decisa, si limiterebbe alla rateazione del debito con gli interessi, escludendo l’azzeramento, e ha condiviso l’idea che non si possa proseguire all’infinito su questa strada.
Vedremo se a tali affermazioni seguiranno azioni concrete.
Il Ministro Zangrillo ha confermato la volontà di aprire al più presto il negoziato per i contratti 2025-2027 e di ricercare le condizioni per soluzioni alle questioni che la CSE ha rappresentato con chiarezza.
È evidente che siamo solo all’inizio del lungo iter di approvazione della Legge di Bilancio; nei prossimi due mesi la nostra iniziativa dovrà dispiegarsi affinché si producano effetti sostanziali, oggi solo annunciati.
Per la CSE è necessario rafforzare le misure di sostegno, costruendo una visione di sviluppo che privilegi la crescita, la ripartenza dell’economia, l’innovazione tecnologica e il valore del lavoro. Servono dunque ulteriori risorse rispetto a quelle previste, da reperire aumentando la tassazione sulle speculazioni e sugli extraprofitti, utilizzando appieno tutti i fondi europei e portando a compimento i piani del PNRR.
Alleghiamo al notiziario il documento consegnato a inizio riunione, che riassume – seppur sinteticamente e non in modo esaustivo – alcune delle questioni poste, e che sarà integrato nel corso del dibattito parlamentare che seguirà la presentazione del disegno di legge di bilancio da parte del Governo.
A cura della Confederazione CSE
Intervento della Confederazione CSE all’incontro Governo Parti sociali sulla Legge di Bilancio 2026
PREMESSA
Esprimiamo innanzitutto un apprezzamento per il metodo adottato, che conferma la volontà dell’esecutivo di confrontarsi con le parti sociali, e soprattutto con tutte le Confederazioni sindacali rappresentative del lavoro pubblico e privato, sui temi della prossima legge di bilancio.
Incontro che da parte nostra costituisce l’occasione per avere maggiore contezza delle proposte del governo e per evidenziare le valutazioni e le proposte della CSE e delle Federazioni sindacali ad essa aderente prima della definizione formale della legge.
Dalla lettura del Documento Programmatico di Finanza Pubblica, che al momento risulta l’unico atto certo su sui valutare l’impianto della legge di bilancio per il 2026, emerge che la prossima manovra dovrebbe attestarsi su una spesa di circa 16 miliardi di euro, e per questo non potrà ovviamente dare grande spinta all’economia, vista la previsione di crescita del PIL di solo lo 0,1% (dallo 0,5 dell’anno in corso allo 0,6 % nel 2026);
Le misure che saranno introdotte dalla manovra faranno seguito a quella dello scorso anno, che ha reso strutturali le disposizioni relative alla riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro, le missioni internazionali, il rinnovo dei contratti pubblici, ha finanziato il livello delle risorse del fondo sanitario nazionale e ha previsto la costituzione di fondi per gli investimenti e per la ricostruzione.
In particolare nel documento è previsto che:
- Si procederà a una ricomposizione del prelievo fiscale, riducendo l’incidenza del carico sui redditi da lavoro e si garantirà un ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale;
- Saranno previste specifiche misure volte a stimolare gli investimenti delle imprese e a garantirne la competitività;
- Si procederà nel percorso di incremento delle misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro.
Sono indicate poi, solo in via generale, alcune linee di politica economica per il 2026:
Taglio dell’IRPEF (aliquota dal 35 al 33 % per la fascia di reddito 28-50mila);
- Rifinanziamento del fondo sanità;
- Stabilizzazione dell’IRES premiale per stimolare gli investimenti;
- Conferma dei bonus;
- Incremento delle misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro;
- Conferma degli impegni già assunti in legge di bilancio 2025 sulle risorse destinate ai rinnovi CCNL pubblici.
La prossima legge di bilancio dovrebbe recare un sensibile aumento nel triennio delle spese per la Difesa (0,15 % di PIL nel 2026 e 2027, 3 mld all’anno, e 0,20 % nel 2028, 4 mld), operazione questa in linea con gli impegni europei.
FISCO
Con tale documento tratteggeremo le prime valutazioni e le proposte della Confederazione CSE su alcuni dei punti fondamentali che a nostro parere debbono far parte della legge di bilancio per il 2026, che saranno ovviamente aggiornate e implementate sulla base del confronto, della presentazione del DDL e degli esiti dei passaggi parlamentari.
Valutiamo positivamente l’intervento preannunciato sulle aliquote Irpef, anche se l’impatto sui redditi più bassi della fascia prevista sarà veramente esiguo.
Secondo le analisi di Itinerari Previdenziali, nel 2023 i lavoratori dipendenti hanno versato il 52% del totale Irpef, i pensionati ne hanno versato il 30% e i lavoratori autonomi solo il 15%, pur essendo il 21% degli occupati.
Chiediamo una vera lotta all’evasione fiscale e all’elusione fiscale. In Italia abbiamo questo paradosso: Più di 100 miliardi di euro all’anno “certificati” tra evasione ed elusione fiscale, costringendo lavoratori dipendenti e pensionati a farsi carico dell’80% del carico fiscale.
L’ennesima rottamazione delle cartelle sicuramente alleggerisce il carico di Agenzia Entrate- Riscossione rispetto a crediti ormai inesigibili, ma sicuramente costituisce un incoraggiamento a continuare ad evadere nella speranza, che ormai è divenuta, quasi una certezza.
Chiediamo che si prosegua con decisione sulla strada delle detassazione del salario di produttività, degli straordinari, ma anche della tredicesima mensilità e degli incrementi economici derivanti dai rinnovi contrattuali. Per il privato, ma anche per i lavoro pubblico, penalizzato in questi anni dall’esclusione delle prime parziali norma sull’argomento, ma che a nostro parere deve rientrare a pieno titolo in questa previsione. Per tutelarne il potere d’acquisto e contribuire al rilancio dei consumi.
Anche sulla soglia di esenzione per i buoni pasto, che dovrebbe essere una delle misure inserite nella legge di bilancio, apprezzandone lo spirito che va nella direzione di una nostra richiesta formulata da tempo, rappresentiamo che nel pubblico impiego non avrebbe efficacia in quanto il valore del buono pasto è fissato a 7 euro. Ne consegue che è necessario quindi agire contemporaneamente, in questo settore, anche per la rivalutazione del valore dello stesso.
La CSE auspica che sul fisco si lavori per una riforma organica, che confermi i principi costituzionali della progressività e dell’equità, e che soprattutto preveda che si recuperino le ingenti risorse sottratte al fisco che oggi fanno gravare il peso quasi esclusivamente sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni.
PENSIONI
A distanza di oltre dieci anni dalla c.d. riforma Fornero, le misure in materia pensionistica che è possibile ipotizzare nella legge di bilancio avranno la connotazione di provvedimenti parziali e tampone in attesa della riforma che verrà, tesi solo a limitare i danni di una applicazione piena della Fornero.
Come noto, dal 1.1.2027, a seguito della rilevazione ISTAT sulla più alta aspettativa di vita, l’età pensionabile e i requisiti contributivi della pensione anticipata dovrebbero crescere di 3 mesi.
Lo stop ai 3 mesi in più dal 2027 sembrava una scelta già acquisita all’interno della prossima manovra di bilancio, anche sulla scorta dei ripetuti impegni di esponenti di governo, ma in questi ultimi giorni la questione si è alquanto ingarbugliata, e ciò a causa dei costi alti dell’operazione (tre mld. di euro all’anno, il dato pare oramai acquisito).
Su questo sono state formulate di recente ipotesi di “blocchi selettivi” per determinate categorie di lavoratori, su cui bisognerà capire meglio l’entità e l’eventuale platea, ed entrare nel dettaglio.
Senza alcun intervento si andrebbe verso un ulteriore inasprimento dei requisiti di uscita dal lavoro e si allungherebbero ulteriormente i tempi di collocamento in pensione, nel segno di quanto già avvenuto negli ultimi anni.
Noi chiediamo:
- La piena indicizzazione delle pensioni.
- La separazione e la distinzione tra previdenza e assistenza.
- Il ripristino di Opzione Donna nella sua versione originaria.
- Una pensione di garanzia a tutela delle carriere lavorative fragili e discontinue.
- Il rispetto delle pronunce della Corte Costituzionale in merito all’ingiustificato e penalizzante trattamento riservato ai pubblici dipendenti in tema di erogazione differita del TFS.
In definitiva appare evidente come il combinato disposto tra la mancanza di una significativa flessibilità nelle uscite dal lavoro, la minore tutela del potere d’acquisto delle attuali pensioni, la vergogna del trattenimento indebito del TFS dei lavoratoti pubblici, costituiscono, ove confermate, scelte per noi assolutamente inaccettabili,
SANITÀ
Noi chiediamo:
- Mettere più risorse, ma ancor prima utilizzare meglio quelle che ci sono.
- Valorizzare i nostri professionisti sociosanitari (medici, infermieri, OSS…).
- Rafforzare l’offerta pubblica per ridurre il ricorso al privato, anche così si abbattono le liste d’attesa.
- Aumentare la soglia di esenzione dal ticket per reddito familiare, ferma da 20 anni, a 36.000 euro lordi l’anno.
LAVORO PUBBLICO
Sul lavoro pubblico apprezziamo il fatto che siano previsti gli stanziamenti per i rinnovi contrattuali 2025-2027 e chiediamo di predisporre contestualmente tutti gli atti necessari all’avvio delle contrattazioni in Aran, a partire da quei settori che hanno già rinnovato la tornata contrattuale 2022-2024.
Come già evidenziato è necessario però attivare contestualmente tutte quelle misure di carattere normativo che permettano di poter fruire anche nel settore pubblico, della detassazione del salario accessorio, degli straordinari, delle tredicesima e dei buoni pasto, che vanno rivalutato portandone il valore alla soglia di esenzione prevista.
Così come è necessario rimuovere quel vincolo, ormai inaccettabile, dei tetti predeterminati al 2016 dei Fondi delle amministrazioni destinati alla contrattazione integrativa, che impedisce di erogare risorse tra l’altro già disponibili. Abbiamo apprezzato le misure seppur parziali adottare per le Funzioni locali, ma la norma va superata per tutte le amministrazioni e tutti i diversi comparti di contrattazione. Questa è la condizione per garantire, a fronte degli stanziamenti previsti nella legge di bilancio, il rinnovo adeguato ed efficace dei contratti nel triennio.
Così come, all’interno del DDL merito e carriere presentato dal Ministro Zangrillo e collegato alla legge di bilancio, è necessario intervenire anche su altri aspetti relativi alla carriera, non solo limitati all’accesso alla dirigenza dall’interno, ma prevedendo adeguate misure che permettano la piena esigibilità dell’area delle elevate professionalità, prevista dal DL 80 del 2021 e confermata dai contratti 2019-2021, ma di fatto mai attuata. Per le rigidità previste nella orma istitutiva e per le difficoltà delle amministrazioni ad individuare una specifica dotazione organica della nuova area professionale.
Appare poi necessario prevedere specifiche misure di rafforzamento di alcune amministrazioni chiave come ad esempio il Ministero della Giustizia, interessato all’operazione di stabilizzazione del personale assunto per la realizzazione del PNRR, al potenziamento degli organici e del Fondo risorse decentrato del personale, attualmente del tutto sottodimensionato rispetto al numero di addetti ed ai compiti che la riforma della giustizia assegna detto personale.
Così come appare necessario intervenire con misure dedicate alle Agenzie delle Entrate e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, interessate da una riforma prevista da anni, ma ora attuata, che non può essere veramente efficace e funzionale in mancanza di risorse dedicate al riconoscimento delle nuove posizioni organizzative e di responsabilità previste.
Così come bisogna proseguire l’operazione di rafforzamento degli organici ispettivi in materia di sicurezza del lavoro allo scopo di contrastare in modo più efficace la continua strage delle morti sul lavoro.
Iniziative che debbono essere implementate anche migliorando il rafforzamento e la cooperazione dei diversi entri interessati, e la maggiore interconnessione delle diverse banche dati.
CONCLUSIONI
Questi elencati sono solo alcuni dei punti e solo su alcune materie che come CSE riteniamo fondamentali per disegnare una manovra che, pur nell’ambito di uno scenario internazionale complesso e dei vincoli europei, si possa caratterizzare per un approccio che non aumenti le diseguaglianze, intervenga sul recupero del potere di acquisto di lavoratori e pensionati, innesti elementi di equità nel campo fiscale.
Occorre a nostro parere rafforzare le misure di sostegno, costruendo una visione di sviluppo che privilegi la crescita, la ripartenza dell’economia, lo sviluppo tecnologico, il valore del lavoro.
E’ necessario, a tal fine, poter contare sulla disponibilità di ulteriori stanziamenti, aumentando la tassazione sulle speculazioni e sugli extraprofitti, utilizzando appieno tutte le risorse europee, concludendo positivamente i piani previsti dal PNRR.
La Segreteria Generale CSE