Notiziario n. 49 del 12 maggio 2025

Pubblicati i dati dell’osservatorio INPS 
sui flussi di pensionamento

Crollo delle pensioni anticipate, in particolare di “opzione donna” 


In data 23 aprile u.s. sono stati pubblicati i dati dell’”Osservatorio” INPS sui flussi di erogazione delle pensioni di vecchiaia, assegni sociali, pensioni anticipate, di invalidità e ai superstiti. I dati forniti dall’Istituto di previdenza offrono alcuni spunti di riflessione dal confronto dell’andamento delle pensioni del 1° trimestre 2025 rispetto a quelle dello stesso periodo del 2024. Proviamo allora a leggere più da vicino alcuni dati.

Il totale delle pensioni dell’anno 2024 sono state pari a 877.186, con una media a trimestre di 219.296. 

Nel 1° trimestre 2025, invece, il totale delle pensioni erogate è stato pari a n. 194.582, pertanto, in numero significativamente ridotto rispetto allo stesso periodo 2024. Si rileva inoltre che l’importo medio mensile degli assegni pensionistici nel 2025, pari a € 1.237, è leggermente più alto rispetto a quello di € 1.201 del 2024, anche in ragione degli aumenti relativi alla perequazione, ma ancora molto al di sotto dei 1300 €. 

Interessante anche il raffronto tra 2024 e 2025. Per l’anno 2024, le pensioni di vecchiaia sono state n. 266.620, comprensive degli assegni sociali; quelle anticipate n. 223.216; quelle di invalidità n. 57.905 e quelle ai superstiti n. 232.669. Nei primi tre mesi del 2025, invece, le pensioni di vecchiaia sono state n. 56.271; quelle anticipate, n. 54.094; quelle di invalidità n. 9.444 e infine quelle ai superstiti n. 49.272.  

Per quanto riguarda le diverse gestioni, i collocamenti in pensione dei dipendenti pubblici sono stati in numero di 127.399 nel 2024 (con una media mensile pari a n. 10.617), mentre nel primo trimestre 2025 sono stati in numero di 16.791 (con una media mensile pari a n. 5.597, praticamente la metà!!), il che evidenzia come sia sempre più difficile per i dipendenti pubblici andare in pensione. 

Dunque, in generale, si va molto meno in pensione nel 2025 rispetto al 2024, che già aveva mostrato andamenti in significativa decrescita rispetto al 2023, con particolare riferimento alle pensioni anticipate e ancora di più ad opzione donna. Il calo consistente è certamente dovuto alla stretta imposta dal Governo – solo per fare cassa – a partire dal 2024, con le restrizioni destinate ai dipendenti pubblici con meno di 15 anni di contributi al 31.12.1996, con “finestre mobili” più lunghe, con il ricalcolo interamente contributivo per “quota 103” e con l’irrigidimento dei requisiti per “opzione donna” (passata dalle n. 11.576 prestazioni del 2023 alle n. 3.573 del 2024 e in ulteriore calo nel 1° trimestre 2025). 

I numeri dell’Osservatorio confermano un dato che come CSE FLP Pensionati denunciamo da tempo: il crescente allungamento dei tempi di pensionamento a causa della sempre minore flessibilità in uscita, ed è prevedibile che la tendenza si accentui sempre di più. Servirebbe allora una profonda riforma della legge Fornero, tante volte annunciata ma di fatto mai perseguita, ma pochi sono i segnali al riguardo.

Le restrizioni imposte dal Governo, anche con riferimento ai tagli della perequazione, stanno già producendo i loro effetti in termini di cassa, come ha certificato la Corte dei Conti nell’audizione sul DFP: spenderemo per pensioni 344 mld quest’anno rispetto ai 337 miliardi dell’anno scorso, poi 355 mld nel 2026 e quasi 366 nel 2027. Nel quadriennio, i risparmi di cassa si aggireranno dunque sui 4,5 miliardi.

C’è però una nube all’orizzonte: l’aumento di tre mesi nei requisiti previdenziali, sia per la vecchiaia (67 anni e 3 mesi) che per l’anticipata (43 anni e 1 mese, un anno in meno per le donne) che, in assenza di interventi, decorrerebbe dal 1° gennaio 2027, ma che pare il Governo abbia in animo di bloccare. Vedremo!


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A cura del Coordinamento Nazionale CSE FLP Pensionati


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